taggiasca.com
letteratura tecnica sull'oliva

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olive taggiasche Le varietà di olivo
coltivate in Italia


Relazioni delle Commissioni tecniche istituite dal Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste per lo studio delle varietà di olivo e degli olii di oliva prodotti in Italia

Federazione Nazionale dei Consorzi per l'Olivicoltura - Roma, 1937

L'olivo in Liguria - Imperia
Prof. C. Carocci - Buzi

Nella provincia di Imperia l'oliveto predomina nettamente sulle altre colture e rappresenta la base dell'economia agraria. In questi ultimi vent'anni l'oliveto è diminuito sensibilmente a causa dell'abbattimento a scopo di farne legna da ardere e per sostituzione con altre colture.

L'abbattimento dell'oliveto è avvenuto prevalentemente lungo il litorale e lungo le rotabili; così che ora vaste zone già olivate, arricchite d'acqua di irrigazione, sono trasformate in ricchi giardini, orti, frutteti e vigneti, mentre però resta più esteso il terreno incolto che attende ancora la rimessa in valore e offre uno spettacolo di miseria e di tristezza.

L'oliveto trovasi diffuso in coltura specializzata, più o meno esattamente, in tutta la provincia, eccezione fatta per i territori di Mendatica, di Montegrosso Pian Latte e Carpasio, ove l'olivo è assente. Su altri territori l'oliveto vi ha poca importanza, come nelle zone più intensamente floreali e montane.

Seguendo l'ordine delle valli, diamo qui di seguito la descrizione sommaria del territorio olivato. Diciamo intanto che l'oliveto ha meno importanza lungo tutta la zona litoranea della provincia e che ne avrà sempre meno con l'estendersi delle colture tipiche floreali ed orto-frutticole. Del resto qui l'oliveto è soggetto a tutte le avversità che ne rendono saltuaria la produzione e scarso il rendimento.

L'oliveto è coltivato lungo tutta la valle Roya meno diffusamente verso il ventimigliese, raggiungendo invece la massima estensione a Olivetta S. Michele e Airole fino al confine italiano a Piena, a 400 metri circa di altitudine.

Nella successiva valle Nervia l'olivo è coltivato più intensamente nei territori di Dolceacqua, Apricale ed Isolabona, Pigna e Castelvittorio. A Rocchetta Nervina l'olivo è meno diffuso e così pure nel territorio di Camporosso.

Nel territorio compreso nella vallata di Perinaldo, l'olivo è pure presente con diversissima estensione. Raggiunge la massima densità a Perinaldo, ove si spinge all'altitudine di m. 570.

Nel territorio di Soldano, S. Biagio della Cima, Vallecrosia, l'oliveto è molto diminuito per la progressiva estensione presa da altre colture. Proseguendo ancora verso levante, l'oliveto è più denso a Vallebona che non a Borghetto San Nicolò, ove l'olivo è stato largamente sostituito da altre colture. A Vallebona invece, la coltura oltrepassa in altitudine le ultime case del paese fino ad una altezza di 200 metri circa.

Nel tratto di territorio compreso tra Bordighera e Sanremo, l'olivicoltura ha ormai scarsa importanza. Gli antichi oliveti sono quasi del tutto scomparsi per dar posto ad altre colture cioè a quelle floreali e frutticole e l'olivo è conservato qua e là a piccoli tratti, ove ancora l'uomo non ha cambiato fisionomia, come altrove, alla regione. Appaiono tratti interrotti di oliveti tra Ospedaletti e Coldirodi e nei pressi di Sanremo. A Verezzi si ha la zona olivata più estesa e più densa del territorio considerato.

Nella Valle Armea l'oliveto riveste tutta la falda ripida di montagna, a sinistra del torrente e raggiunge la massima estensione a Ceriana, internandosi nella valletta di Pampara. In tale valle l'olivo raggiunge la massima altitudine di 580 metri.


Importanza particolare ha l'olivicoltura in tutta la valle Argentina. Nel territorio di Taggia l'olivo è molto diminuito in questi ultimi anni a cagione del taglio per legna da ardere e per la sostituzione con altre colture. Tuttavia l'oliveto ha ancora una importanza notevole nel territorio.

Preponderanza assoluta dell'olivo sulle altre colture si ha invece a Castellaro, a Badalucco e Montalto.

L'olivo si spinge fino a Molini di Triora, ma vi è per eccezione. Nel territorio di Montalto l'olivo raggiunge i 600 metri di altezza.

Nella Valletta di Pompeiana, sopra il paese di S. Stefano (comprendente parte del territorio di Castellaro, quello di Pompeiana, Terzorio e Riva - S. Stefano), l'olivo v'è coltivato ovunque; però, verso la costa, l'oliveto è meno esteso e sostituito in gran parte con altre colture.

Notevole importanza ha invece l'olivo nella vallata di S. Lorenzo che comprende i territori di Cipressa, Lingueglietta, Pietrabruna, Civezza e Boscomare. In tutta la zona, eccezione fatta per il territorio basso di Cipressa, ove l'olivo è pressochè scomparso, l'oliveto costituisce la risorsa essenziale della popolazione e gli olii che ivi si producono,sono di qualità pregiata.

Le valli del Prino e del Caramagna costituiscono la plaga più densa di oliveti della Provincia. Infatti in esse sono racchiusi gli importantissimi territori di Dolcedo, Montegrazie, Moltedo e di Vasia, che insieme formano la zona classica dell'olivo taggiasco di Imperia ed ove si hanno le più accreditate qualità di olio. Le valli comprendono molti paesi i cui territori sono prevalentemente oliveti; Poggi, Piani e Torrazza nella bassa Val Prino, Imperia (Portomaurizio) coi suoi classici oliveti che rivestono le alture che circondano la città. Al centro Dolcedo colle sue molteplici frazioni completamente olivate. Più in alto la importante zona di Molini di Prelà, Pantasina, Valloria, Tavole e Villatalla. L'oliveto raggiunge altitudini varie in questa vallata. Limiti: metri 350 a Dolcedo, 500 a Pantasina e a Valloria, Tavole e a Villatalla sui 500 metri. Nella Valle del Caramagna, a Vasia e Pienavia, l'olivo raggiunge i 500 metri di altezza.

La valle dell'Impero comprende un vasto territorio ricchissimo di oliveti. La valle, sui due versanti e lungo il fondo valle percorso dalla rotabile per il Piemonte, è ricca di paesi, alcuni dei quali hanno territorio prettamente olivato. Essa ha origine dalle falde del monte presso Conio e termina ad Oneglia. A San Lazzaro Reale si allarga e forma una valletta secondaria sbarrata dalle pendici del Monte Mucchio di Pietre, sopra Cesio e del Colle di S. Bartolomeo.

Quivi l'olivo si mantiene al disotto della rotabile nazionale, toccando Cesio e Arzeno (m. 512 e 527 di altitudine) ridiscendendo verso Caravonica e fino a San Lazzaro.

Per la facilità dei trasporti della legna nella valle dell'0Impero si è praticato largo abbattimento di olivi. Tuttavia vi sono attualmente zone olivate importantissime come quella di Lucinasco, a destra del torrente, di Chiusavecchia, Gazzelli, Chiusanico e Torria a sinistra dell'Impero. In questo versante l'oliveto raggiunge i 500 metri.

Da San Lazzaro Reale sulla sinistra del torrente e verso le origini della Valle, notasi gli importanti centri olivati di Candeasco e di Aurigo. Meno esteso e meno redditizio è l'oliveto dei territori di Borgomaro, Ville S. Pietro, Ville S. Sebastiano e Conio. L'olivo raggiunge, in detta alta Valle, le altitudini di m. 550 a Conio, di 560 ad Aurigo (Poggialto) e di 500 circa a Ville S. Pietro.

Sul rovescio del Colle di S. Bartolomeo, l'oliveto riprende, dopo una zona completamente boschiva, molto sotto il paese di Cartari da una parte e sopra le case di Calderara dall'altra, scendendo lungo la valletta formata dal rio che sfocia a Muzio e confondendosi cogli oliveti di Muzio presso la rotabile dell'Arroscia.

Nella vallata che prende il nome da tale torrente, l'oliveto è presente con differente estensione. Più denso e più importante l'oliveto di Vessalico, Borghetto d'Arroscia e Ranzo, ove termina il territorio della provincia di Imperia. Da Ranzo l'oliveto sale, sul versante sinistro della valle, fino ad Aquila d'Arroscia ad una altezza di 600 metri circa. Sul versante destro, l'oliveto trovasi a Montecalvo, a Ubaga, Ubaghetta e Decolla sui costoni più solatii, raggiungendo l'altitudine massima a Montecalvo di 550 metri.

Nella regione di Pieve l'olivo ha minore importanza, anche perchè il patrimonio olivicolo è più scadente. Gli oliveti più densi di Pieve in Val d'Arroscia si hanno ad Acquetico e nella valletta secondaria dell'Arrogna a Nievasca e Trovasta. In questa valletta boscosa, l'oliveto trovasi presso Moano e quasi eccezionalmente ad Armo (m. 650 massima altitudine).

Proseguendo per la Val d'Arroscia verso monte ed oltre il territorio di Acquetico, l'olivo è coltivato sempre sul versante sinistro dell'Arroscia, nei territori di Pornassio e di Cosio più a valle, raggiungendo l'altitudine massima di m. 550. In detti territori prevalentemente vignati e boschivi, l'olivo ha limitata importanza.

A Pieve ha origine la valletta secondaria del torrente Rezzo coi paesi di Lavina, Cenova e Rezzo. A Lavina l'oliveto è più estesamente coltivato sul versante sinistro del torrente, che non sia a Cenova e a Rezzo. In questi due paesi il vigneto e le altre colture prevalgono sull'olivo. In detta Valle abbiamo la più scadente olivicoltura di tutta la provincia di Imperia, per essere costituita essa, quasi esclusivamente, della non pregiata qualità Colombaia, semi improduttiva. L'altitudine massima di m. 500 circa, è raggiunta dall'olivo a Rezzo.

Dalla Valle dell'Impero al confine della provincia, a Cervo, l'oliveto ricopre pressochè interamente il territorio. Nei pressi di Dianomarina e Cervo, nei fondi valle, l'oliveto è meno esteso ed intercalato a colture orto-frutticole.

Sui colli l'oliveto, specializzato sempre, si estende a Diano Gorleri, a Nord-Ovest di Diano Marina, a Diano Castello e Diano S. Pietro e più internamente a Diano Borganzo e Roncagli ove l'oliveto ha maggiore importanza. Più a Nord l'olivo si spinge fino ad Evigno alle falde del monte Torre a quota di m. 450 circa, ed invece, ad oriente, nella poco profonda valle del Cervo, sbarrata dalle pendici del monte Ceresa, l'olivo sale a Deglio a 400 metri circa ed è abbastanza coltivato in tutto il territorio di Villa Faraldi, S. Bartolomeo e Cervo verso Tovo e Tovetto alle pendici del Monte Chiappa che segna il confine della Provincia.


Le varietà di olivo da olio

Prof. C. Carocci - Buzi

TAGGIASCA (sinonimia "Lavagnina")

I. Zona di diffusione - La Taggiasca è diffusa in tutto il territorio della provincia di Imperia, costituendo il 99% dell'oliveto; nella provincia di Savona è diffusa prevalentemente nell'ex circondario di Albenga e si calcola che formi nel complesso il 25% circa dell'oliveto della Provincia; nella provincia di Genova la Taggiasca è assai diffusa, costituendo anzi la quasi totalità dell'oliveto dell' ex circondario di Chiavari, ove la varietà è conosciuta col nome di Lavagnina, data la sua prima introduzione e diffusione nel comune di Lavagna. Nella Provincia si calcola che la Lavagnina occupi il 60% della superficie olivata. Nel territorio della provincia di La Spezia confinante con Genova, la Lavagnina c'è ancora coltivata in percentuale minima. In tutta la Regione la varietà Taggiasca occupa all'incirca una superficie tradotta in oliveto specializzato, di ettari 29.957.

II. Descrizione sommaria - Olivi che raggiungono grande sviluppo in terreno adatto, riscontrandosi piante alte 15-16 metri; altezza che si riduce a 5-8 metri in terreni meno adatti e di montagna. La pianta ha tendenza a formarsi su un sol fusto che raggiunge dimensioni piuttosto notevoli. La chioma porta ramificazioni abbondanti, naturalmente allargate e di colore cenere, con ramaglia a lunghi internodi, tendenti ad allungarsi in basso, assumendo l'aspetto pendulo che è la caratteristica più spiccata della varietà. Le foglie sono allungate, regolari, di color verde scuro lucente la pagina superiore e grigio-verdastro quella inferiore.

Lunghezza massima della lamina: mm. 80
Lunghezza minima della lamina: mm. 50
Lunghezza più frequente della lamina: mm. 60-66
Larghezza massima della lamina: mm. 20
Larghezza minima della lamina: mm. 12
Larghezza più frequente della lamina: mm. 16-17
Rapporto medio degli assi 1 : 3,93

I fiori sono riuniti in infiorescenza allungata, spargola, normalmente ramificata in 4 rachidi secondari, portanti più fiori:

Lunghezza massima del rachide principale: mm. 40
Lunghezza minima del rachide principale: mm. 10
Lunghezza più frequente del rachide principale: mm. 30
Fiori sulle infiorescenze:
Massimo: N. 28
Minimo: N. 10
Più frequente: N. 19-22
Fiori monoclini: 99%
Fiori staminiferi: 1%

L'alligamento di questa varietà è ottimo.

Il frutto che è a maturazione graduale tardiva, ciò che costituisce una delle caratteristiche più spiccate della varietà, è di forma cilindrica allungata leggermente ingrossata alla base, di color nero-violaceo lucente, con polpa poco consistente, molto oleosa:

Diametro longitudinale massimo: mm 20
Diametro longitudinale minimo: mm 16
Diametro longitudinale più frequente: mm 18
Diametro trasversale massimo: mm 15
Diametro trasversale minimo: mm 12
Diametro trasversale più frequente: mm 13
Rapporto medio tra gli assi 1 : 1,38
Peso massimo delle drupe: gr 2,31
Peso minimo delle drupe: gr 0,65
Peso più frequente delle drupe: gr 1,9

Il nocciolo è piuttosto grosso, molto acuminato nella parte superiore e allargato alla base, gibboso, con rigature irregolarissime, poco profonde:

Diametro longitudinale massimo: mm 16
Diametro longitudinale minimo: mm 11
Diametro longitudinale più frequente: mm 13-14
Diametro trasversale massimo: mm 8
Diametro trasversale minimo: mm 6
Diametro trasversale più frequente: mm 6,5
Rapporto medio degli assi 1 : 2
Peso massimo dei noccioli: gr 0,51
Peso minimo dei noccioli: gr 0,26
Peso più frequente dei noccioli: gr 0,39
Rapporto medio tra polpa e nocciolo: 1: 0,21

III. Resistenza della varietà alle malattie - La Taggiasca è varietà gentile, per cui non ha una particolare resistenza alcuna alle malattie, che l'attaccano quindi facilmente. Il frutto poi è molto attaccato dalla Mosca.

Gli attacchi di questo parassita si verificano più o meno intensi annualmente a seconda delle vicende climatiche e a seconda che il raccolto dell'anno precedente si sia più o meno prolungato. In generale si hanno danni rilevanti nella zona rivierasca e poco internata nel mare, verificandosi l'inizio degli attacchi normalmente verso la 2a decade di luglio.

IV. Contenuto in olio del frutto - L'oliva Taggiasca ha la fama di essere una varietà molto oleosa per le elevate rese in olio che generalmente si ottengono nei frantoi. Determinata l'oleosità del frutto fresco, questa si aggira sulla media del 27%, ciò che fa classificare la varietà tra le più oleose.

V. Resa media industriale in olio e valore commerciale dello stesso - L'oliva Taggiasca si lavora bene e cede con facilità l'olio. La resa media in olio accertata nell'annata 1931-1932 è stata del 24%. Questo dato è stato ricavato dalle rese ottenute nell'Oleificio Sperimentale dell'Istituto nella lavorazione di un numero piuttosto alto di partite di olive pervenuteci dai privati, integrate da estrazioni fatte espressamente su partite di olive fresche.

L'olio della varietà Taggiasca è molto fino, delicato, e aromatico che lo fa classificare indubbiamente il migliore di tutti gli olii. Commercialmente quindi l'olio di Taggiasca ha sempre un valore superiore ed è molto ricercato per la clientela più raffinata.

VI. Produttività della pianta e sua costanza - La Taggiasca produce bene ed è fra le più costanti nella produzione.

VII. Sensibilità alle condizioni ambientali ed esigenze colturali - Essendo varietà gentile soffre molto il freddo ed è pure sensibile alla siccità. Risente anche sufficientemente l'influenza della coltivazione.

VIII. Parere dei pratici sul valore della varietà - E' unanime l'ottimo apprezzamento che si fa della varietà.

IX. Considerazioni generali - La Taggiasca è varietà che si presta moltissimo alle razionali potature svasate e al ringiovanimento avendo spiccata tendenza ad emettere nuova vegetazione. La Taggiasca per le sue pregiate qualità si può ritenere la regina delle varietà da olio ed è quindi da diffondersi. Il frutto, quando ha raggiunto la normale maturazione, si presta bene per l'indolcimento risultando un prodotto squisito, purtroppo poco conosciuto al di fuori della regione.



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