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Storia di Dolcedo

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La più antica testimonianza di insediamenti umani nel territorio di Dolcedo si trova nei pressi del monte Follia, in questo sito, scoperto da poco, sono state rinvenute le tracce di un insediamento abitativo la cui morfologia è riconducibile all'età del Ferro.

monti Faudo e Follia - foto (C) Pellegrini

Per quanto riguarda il paese vero e proprio, è possibile ipotizzare che i primi nuclei abitativi fossero ubicati a livello della chiesa di Castellazzo, la più antica costruzione della zona, sorta per opera delle suore Benedettine di Caramagna (CN) di cui si ha notizia fossero presenti nell'XI secolo a Porto Maurizio.
In quel tempo Dolcedo fu feudo del Marchese Arduino, signore di Ivrea, poi dei marchesi di Clavesana.

Castellazzo - foto (C) Pellegrini

Una vera rivoluzione economica e sociale avviene a partire dal 1103, data in cui il vescovo di Albenga cede la chiesa di San Tommaso ai monaci benedettini; è grazie a costoro, infatti, che comincia la diffusione della coltura dell'olivo nelle campagne di Dolcedo, attività che assume progressivamente sempre maggiore estensione sino al suo massiccio impiego intorno al XVII secolo.

I Dolcedesi spostano le loro abitazioni a fondovalle, dove le acque del torrente Prino e del Rio dei Boschi divengono la forza motrice per i numerosi frantoi costruiti per la spremitura delle olive (alcuni storici ne hanno contati più di cento!). Il paese acquista le forme attuali, con le due sponde del torrente Prino arginate da alti palazzi e collegate dal ponte dei Cavalieri di Malta, costruito, come riporta l'iscrizione murata sul parapetto, nell'anno 1292.

frantoio - foto (C) Pellegrini

Nel 1161 Dolcedo si affranca dalla condizione di feudo dei Marchesi di Clavesana ed entra a far parte della Communitas di Porto Maurizio.

Nel 1228 i feudatari vendono, per 250 lire annue, i diritti su Dolcedo alla Repubblica di Genova.

Dieci anni dopo, nel 1238, il paese si astiene dalla insurrezione messa in atto da Porto Maurizio contro lo strapotere genovese e si autoproclama indipendente firmando un solenne atto di autonomia.

Ben presto Genova riporta il suo dominio sul territorio ed istituisce un regime di sudditanza che dura sino al 1613, anno in cui concede al terziere di San Tommaso l'autonomia amministrativa: nasce il COMUNE DI DOLCEDO. Una volta ottenuta l'indipendenza, il paese dà avvio ad un progresso che lo porterà a diventare il centro economico della val Prino.

LA CONCA D'ORO

Sarà l'olio il filo conduttore dell'economia dolcedese, dal Medio Evo ai giorni nostri; infatti, la produzione di olio d'oliva e derivati è ancora una voce fondamentale fra le attività lavorative del paese e già dal XIV secolo fece attribuire a Dolcedo l'appellativo di CONCA D'ORO.

Nel 1840, il Casalis, compilando una panoramica sulla situazione socioeconomica degli Stati del Re di Sardegna, alla voce Dolcedo così definisce i suoi abitanti: "i Dolcedesi sono in generale di complessione robusta, di lodevol indole e di aperto ingegno: si applicano massimamente nell'agricoltura e al traffico."
(Casalis G:, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re Sardegna, Torino, Maspero e Marzorati, 1840, vol. VI)

per gentile concessione del Comune di Dolcedo
Foto © Pellegrini



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