taggiasca.com Nato a S.Agata (Imperia) il 13 gennaio 1921, vive a Oneglia. Già professore di italiano e storia negli istituti tecnici, ora in pensione. Opere pubblicate: Qualcosa della Resistenza, Aspettando Aprile, I pruverbi di nosci paisi, Tempi andati di liguria, A noscia tera (lavori, tradizioni, favole del ponente ligure) che uscirà nel mese di ottobre 99. Tutti i libri sono editi da Dominici - Imperia In questa pagina una selezione dal volume "I pruverbi di nosci paìsi", aforismi, frasi idiomatiche del ponente ligure commentati da Attilio Mela. (vedere il glossario per la pronuncia dei detti in dialetto) A lia a sta sutta (La "lia" sta sul fondo) Un fenomeno che possiamo osservare nei nostri "Gumbètti" dei nostri paesi. Mentre il buon olio della spremitura che fuoriesce dai fiscoli ("i spurtin") resta a galla, l'acqua di vegetazione ("a lia") per la differenza del peso specifico, va a depositarsi sul fondo del contenitore. Prima o poi i valori si distinguono dagli pseudovalori, l'oro dall'orpello. A l'öriu (all'olio) Come uno strato d'olio segna il pieno del fiasco di vino, così si dice che è all'olio chi, avendo alzato troppo il gomito, ha fatto anche lui il pieno. Anâ d'erba, anâ de merda (Annata d'erba, annata di merda) Un'espressione che non ha bisogno di molti commenti. La troppa erba, "rubando" il concime alle piante, ne danneggia il raccolto (il riferimento è all'ulivo). A nu l'è i na bona anâ, se l'uriva a nu l'è tre vote arapâ (Non è una buona annata se l'oliva non è tre volte raggrinzita) Il proverbio aveva una sua validità un tempo, quando i nostri vecchi potevano considerarsi a ragione annata-dipendenti. Dall'annata dipendeva la vita della famiglia e dell'intera comunità paesana. Il contadino doveva seguire con estrema attenzione (e apprensione) il lungo "curriculum" delll'oliva, dalla "pana" (la mignola) al frantoio. Bastava una tramontana traditrice, una grandinata, una notte di gelo per distruggere sogni e speranze. Ora, grazie a Dio, non si è più schiavi dell'annata come un tempo! A pignatta in cumün a nu buie mai a témpu (La pentola in comune non bolle mai al momento opportuno) Rispecchia una particolatità della nostra cultura, specie contadina,che dimostra da sempre un certo scetticismo nei confronti della cooperazione,dovuto senza dubbio al carattere della gente,tradizionalmente chiuso, a volte anche un pochino gretto. A San Fransescu, öriu frescu (A San FRancesco - 4 ottobre - olio fresco) L'olio ha sempre avuto un ruolo determinante per l'economia nostrana. Nei nostri proverbi e nei modi di dire, olio è un termine assai ricorrente, e non potrebbe essere diversamente. Alla fiera di San Francesco, a Porto Maurizio, i nostri vecchi si dice barattassero il primo olio con le prime castagne, che arrivano dalle vallate. A Sant'Anna, l'aigâ a l'è manna (A Sant'Anna,- 26 gennaio - l'acqua è manna) Sono davvero tanti i nostri proverbi contadini che fanno riferimento all'acqua e alla pioggia. L'acqua è sempre stata un elemento troppo prezioso e troppo scarso per il nostro territorio così siccitoso. Chi vö vè e urive, u vagghe ae fighe (Chi vuol vedere le olive, se c'è l'annata, vada a settembre alla stagione dei fichi) Per una buona annata, infatti, non è sufficiente una buona fioritura di mignole ("pâne") nè stimare il frutto al momento dell'allegagione, quando cioè si passa dalla mignola al frutto; e garanzie di un buon raccolto, non se ne hanno neppure a settembre, tanti sono i dati di imponderabilità: siccità gelo, grandine ecc., il raccolto è sempre appeso a un filo. Soleva dire un mio vecchio amico "E urive i dorme de föra!" (le olive dormon fuori). E pâna de mazzu, a se ne va in frazzu (mignola di maggio se ne va in frondame, scarto) "Frazzu" è propriamente la morchia, lo scarto della lavorazione dell'olio. Le condizioni atmosferiche fanno cadere le "pâne". L'allegagione è sempre una fase delicata. L'öriu bon u vèn a galla (L'olio buono viene a galla) Con il processo di decantazione, dovuto alla differenza del peso specifico dei due elementi, l'olio buono viene a galla e la "lia", l'acqua di vegetazione, va sotto, come recita un altro proverbio precedentemente riportato. Basta dare tempo al tempo, perchè è solo questione di tempo. Il significato di questo proverbio, è molto simile a quello di "a lia a va sutta" a cui si rimanda il cortese lettore. Sciasceline, storpiatura di ""sasseline", di Sassello, in provincia di Savona. I tempi lontani, era di là che venivano le raccoglitrici di olive nei mesi della raccolta (novembre-marzo). Dai primi del secolo, tale mano d'opera proviene (meglio, proveniva) da Garessio e dintorni. I "particolari", i proprietari, offrivano loro, oltre che una modesta paga, vitto e alloggio in cambio di prestazioni varie, anche di "collaboratrici domestiche", diremmo oggi, nelle giornate di pioggia. Non poche vi trovavano marito, diventando a loro volta padrone. Le ragazze nostrane ne erano a ragione non di rado gelose. A giustificare tale gelosia, ecco un detto garessino: "E sciasceline, i parte pulle e i riva gaine!" A buon intenditor... Se e urive i rènde, u vilàn u spende (Se le olive rendono, il villano spende) "Vilan", qui non ha senso dispregiativo. È un detto onegliese: anche i locali commercianti erano interessati ad una buona annata, i benefici sarebbero stati anche per loro. Uriva benedetta, ca bruxia verda e secca (Oliva benedetta che brucia verde e secca) Un riconoscimento e un elogio per le qualità combustibili del legno di ulivo, sia del fusto che del ceppo interrato, che sono davvero eccezionali. 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